mercoledì 30 marzo 2011

Viaggio in carrozzina: Rimini città proibita

Oramai anche la regolare manutenzione delle strade, dei marciapiedi e delle poche piste ciclabili appare come un orizzonte lontano, una ambiziosa utopia rivoluzionaria anziché una conquista di civiltà acquisita. Eppure la città si abita anzitutto attraversandola. Da qui la rabbia e la pretesa di una cura più attenta degli spazi comuni rivolta anzitutto verso la rimozione dei tanti ostacoli che ci troviamo davanti muovendoci a piedi, in bici, con un passeggino o una carrozzina.

In modo analogo a molte altre città, a Rimini non è mai stata una priorità l'eliminazione delle barriere architettoniche. Anzi è spesso aumentata a causa dei numerosi lavori infrastrutturali che dagli anni novanta hanno spesso lasciato le strade in una pessima condizione. Stride la contraddizione tra la trasandatezza con cui vengono rattoppate le pavimentazioni stradali e l’ostentazione con cui vengono presentate operazioni del "restyling dell'arredamento urbano". Ed è volgare l'indifferenza dimostrata dall'uso indiscriminato dell'occupazione del suolo pubblico che, anche quando arriva a danneggiare la mobilità pedonale, viene spesso fatto passare come una irrinunciabile necessità economica.

Questo post rimanda a un link (clicca qui) di un bell'articolo pubblicato qualche tempo fa sul Corriere di Romagna in cui il giornalista incontra Fabio Pazzaglia non per un’intervista, ma per una passeggiata in città. Ciò che emerge è la mappa di Rimini per chi vive in carrozzina. Una mappa estremamente complessa in cui sono segnate le buche, i tornelli, le strozzature e così via. Tanti ostacoli e qualche trabocchetto che passano magari inosservati ai più distratti, ma che sono ben presenti nelle menti di coloro per i quali rappresentano fonti i disagio.

Lo proponiamo perché ci sembra sollevare un punto importante. Costruire il comune significa anche questo. Intercettare bisogni specifici piuttosto che attirare le persone con proclami e grandi imprese. Partire da istanze concrete non significa paralizzare ogni iniziativa con veti incrociati, ma al contrario espandere le possibilità di ciascuno. A partire dal modo di pensare, attraversare e organizzare concretamente lo spazio di tutti.

1 commento:

  1. Si potrebbe anche dire...un comune che si fonda sulla valorizzazione dei diritti fondamentali (quali la libertà di movimento) delle persone più vulnerabili, non per pietà o mero bisogno ma per rispetto e per dare valore ad ogni cittadino.
    Ecco allora una proposta per la lista:
    - le comunità dei quartieri siano invitate a riflettere prioritariamente sui bisogni e diritti dei più vulnerabili;
    - sviluppare forme di impegno civico di quartiere prioritariamente fra i giovani per incidere sui problemi e i conflitti di quartiere, come antenne vigili per promuovere e tutelare i diritti fondamentali di tutti a partire da chi spesso è discriminato.

    Samuele Filippini

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