welfare

Il mantenimento, il rafforzamento e la gestione del Welfare cittadino, sono oggi uno elementi che possono differenziare senza equivoci la qualità di una politica amministrativa, rivendicare istanze sul welfare locale, denunciarne le lacune e le facili scorciatoie economicistiche e contemporaneamente proporre soluzioni che salvaguardino sia la qualità del servizio erogato, sia il rispetto dei diritti dei lavoratori impegnati nel settore, sono gli obiettivi che la lista fare comune vuole raggiungere e portare avanti senza indugi.
È il momento di fare una scelta inequivocabile, e questo va detto con chiarezza alla popolazione, il Welfare cittadino va rafforzato e non demolito, i servizi pubblici rappresentano un patrimonio non vendibile ne tantomeno sacrificabile, le risorse necessarie vanno trovate anche riducendo i supporti messi a disposizione per eventi, progetti, infrastrutture che fino a oggi hanno solo fatto arricchire ancora di più pochi fortunati e non hanno minimamente contribuito ad un redistribuzione del reddito, visto che l’economia turistica è ancora troppo spesso impastata di evasione fiscale, sfruttamento del lavoro e mancanza di progettualità. La difesa e il rinnovamento del welfare locale è quindi una nostra assoluta priorità.
La lista fare comune si oppone all’idea di una privatizzazione generalizzata del servizio pubblico. Il concetto di “delega”del servizio al privato (più o meno sociale) viene spesso portato avanti curandosi poco di due fondamentali aspetti: 1) La qualità del servizio erogato 2) i diritti e le garanzie per i lavoratori impiegati in quei servizi.
In molti dei servizi esternalizzati, le imprese vincitrici degli appalti assumono personale poco o per nulla qualificato, visto che le stesse, dati i bassi salari e le poche garanzie offerte, non attraggono la domanda di persone formatesi con anni di studio, e che giustamente pretendono un equo riconoscimento della loro formazione. La qualità del servizio e le garanzie dei lavoratori sono fattori estremamente collegati, il lavoratore che viene sottopagato, oberato di carichi di lavoro, che vive una condizione di precarietà contrattuale  e spesso senza garanzie pensionistiche, soggetto a flessibilità selvaggia, non obbligato alla giusta formazione, non potrà svolgere al meglio le proprie mansioni, non potrà sedimentare le sue competenze, migliorare la sua professionalità e la sua prestazione di cura.