domenica 1 maggio 2011

BESTIARIO N.5

Stupisce leggere sulle colonne della stampa locale che Andrea Gnassi, durante una tappa della sua sontuosa campagna elettorale, che, per inciso, alcuni stimano arrivare a 300'000 Euro (Il Resto del Carlino Rimini, 28 aprile, p. 2), si sia spinto addirittura a «ballare l’hip hop» in occasione dell’incontro di lancio a una manifestazione dedicata a questa subcultura tenutasi il 30 aprile al Csa Grotta Rossa. Lo stupore sorge anzitutto dalla scena grottesca evocata dal titolo del Corriere di Rimini che fa immaginare un uomo politico disposto persino a improvvisare strane coreografie nella ricerca disperata di recuperare qualche voto nelle praterie dell’astensionismo giovanile.

Il nodo politico, tuttavia, è ben più rilevante e riguarda gli spazi sociali. Una questione cruciale per Rimini e, tuttavia, abbandonata, dimenticata e lasciata cadere dalla maggior parte delle forze politiche schierate in queste elezioni amministrative comunali. Non a caso l’ufficio stampa di Gnassi – a differenza di Fabio Pazzaglia, anch’egli presente all’iniziativa – non ha mancato di dare risalto all’evento privilegiando toni spiccatamente giovanilistici. Limitando la sua presenza a un incontro di carattere pubblico ma decisamente secondario, il candidato sindaco del PD & co. non ha fatto altro che liquidare in modo simbolico lo sforzo che tante realtà di Rimini, tra cui la lista Fare Comune, stanno portando avanti per aprire un dibattito pubblico sugli spazi sociali. Siamo consapevoli di stare parlando di una iniziativa secondaria, ma è proprio il suo carattere marginale a essere sintomo della deriva autoreferenziale imboccata dalla Grotta Rossa in questi ultimi anni. Ancora una volta, il centro si è rivelato incapace di esprimere idee e culture alternative rispetto alla questione degli spazi sociali, preferendo rinsaldare legami di facciata con probabili referenti istituzionali.

Tutto questo avviene in un momento difficile che vede un attacco a trecentosessanta gradi agli spazi sociali. La Casa della Pace, un baluardo della presenza associativa nel cuore della città, è da diverso tempo sotto la minaccia di essere smembrata in una serie di piccoli spazi sparpagliati nel tessuto urbano per lasciare spazio – incredibile ma vero – a un ristorante. Mentre gli ultimi edifici comunali nel cuore della città vengono destinati ad attività private di cui Rimini non ha alcun bisogno, si è cercato di svendere ai privati a più riprese attraverso diverse aste pubbliche l’ultimo spazio di proprietà comunale, l’edificio sito in via Brighenti 24, un palazzo comunale che trasuda di storia della città. L’erosione di spazi pubblici ha innescato una reazione a catena che sembra inarrestabile, fino ad arrivare a travolgere le aree di spiaggia libera, sempre più ridimensionate, molti parchi urbani, travolti dalle concessioni edilizie previste dalle numerose varianti al Piano strutturale, e luoghi di cultura istituzionalizzati come il teatro Novelli, che, come nota Fabio Pazzaglia, è l’unico spazio dedicato alla cultura della costa riminese in senso stretto (Marina di Rimini).

Noi come lista civica reclamiamo con forza la presenza di spazi di socialità per tutte quelle attività che sono espunte dal tessuto economico della città, ma che sono luoghi di produzione di socialità e cultura indispensabili. Crediamo non solo che il mondo del volontariato, le iniziative di solidarietà, le cosiddette “sottoculture” giovanili e non solo debbano trovare casa. Crediamo inoltre che liberare spazi comunali sia una condizione necessaria per una riappropriazione collettiva della città. Spazi di difesa e di produzione di quel bene comune che riguarda tutte e tutti direttamente, in prima persona. Istituzioni che siano in grado di sperimentare pratiche sociali di affermazione dei propri interessi aldilà della sfera del privato e del pubblico. Per questo guardiamo con attenzione e partecipiamo all’iniziativa proposta dal Lab Paz il 4 maggio alla Sala degli Archi su “Spazi sociali e produzione del comune”. E per questo abbiamo posto il problema degli spazi come un punto fondamentale del programma politico che rivolgiamo ai riminesi.

Vittorio Buldrini e Mauro Turrini

Candidati della Lista Fare Comune

2 commenti:

  1. Riceviamo e publichiamo:

    A proposito di autoreferenzialità: penne in fiore nella primavera elettorale

    "Ed io che ho sempre detto che era un gioco sapere usare o no d'un certo metro:
    compagni il gioco si fa peso e tetro, comprate il mio didietro, io lo vendo per poco"
    Francesco Guccini, L'Avvelenata (1976)

    "Self-appointed judges judge more than they have sold"
    Nirvana, Serve the Servants (1993)

    Lo Spazio Pubblico Autogestito Grottarossa tiene a rispondere alle accuse di autoreferenzialità formulate dal sig. Vittorio Buldrini e dal sig. Mauro Turrini
    nella loro rubrica Bestiaro Elettorale, apparso sul blog della lista civica Fare Comune il 01/05/2011.

    Questa volta Grottarossa è accusata di aver ospitato un evento appartenente ad una "sottocultura". Questo la relegherebbe ad una "deriva autoreferenziale", e sarebbe sintomo dell'incapacità di esprimere idee "alternative". Per amore di cronaca vorremmo far presente che gli spazi autogestiti in gran parte si basano sulle sottoculture, e vorremmo inoltre ricordare le altre iniziative svoltesi negli ultimi giorni di aprile all'interno dello spazio. L'evento "Radanation" si inseriva come concerto (come tanti ne vengono ospitati all'interno dello spazio, non dimenticando però in questo caso il legame continuativo con le realtà organizzatrici) all'interno di una 4 giorni di formazione sull'antimafia sociale curata dal Gruppo Antimafia Pio La Torre. In contemporanea a Radanation nel tardo pomeriggio, sempre all'interno di Grottarossa, è stato presentato il volume "Il mistero (solubile) dello zucchero assassino", in presenza dell'autore e del collettivo promotore dell'evento, Tabula Rasa. Inoltre il giorno prima è iniziata l'attività di distribuzione di prodotti biologici e a Km 0 a cura dell'associazione Misticanza. Questi sono solo alcuni esempi delle attività che giornalmente trovano spazio a Grottarossa.

    Vorremmo chiedere ai signori professori autoinsignitesi esperti in autogestione quali siano le pratiche "alternative". Abbiamo più l'impressione che le loro pratiche alternative debbano invece essere aderenti ad un modello di centro sociale sedimentato da almeno 20 anni. Siamo qui a ribadire che Grottarossa non si deve nascondere dietro ad un dito, le attività svolte sono visibili a tutti (intendiamo a tutti quelli che non ne vogliano fare della facile manipolazione) e le attività sono state svolte sempre nella massima trasparenza, volontà di inclusione, e soprattutto onestà da persone che non intendono spartirsi nessuna torta di potere. Potreste dire la stessa cosa?

    Se le penne son in fiore, le carte sono scoperte: il giochino di delegittimare e svilire lo spazio a seconda del proprio ritorno personale è tanto goffo quanto imbarazzante tanto quanto il manicheismo con cui si cambia la valutazione dell'operato di spazi sociali, collettivi, centri giovani ed affini.

    Grottarossa- Spazio Pubblico Autogestito

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  2. Da molti mesi a questa parte le iniziative Di Grottarossa (come quelle elencate nel commento) hanno la caratteristica di essere "DECAFFEINATE" verso i poteri forti Riminesi, ma sopratutto attente a non entrare in conflitto con le Amministrazioni locali delle quali sono dirette emanazioni. Tanti temi nazionali ed internazionali vengono trattati in queste iniziative, ma silenzio assoluto rispetto ai problemi ed ai conflitti locali spesso causati da un modo di governare la città che ogni giorno di più ricalca le ricette delle destre. Vi è una preoccupazione di fondo nel lavoro di Grottarossa, evitare il conflitto con l'amministrazione comunale dalla quale percepiscono una convenzione da 35.000 euro all'anno oltre al pagamento di tutte le utenze. Che Grottarossa oggi sia principalmente un’emanazione delle amministrazioni locali è confermato dal fatto che i coniugi Pantaleoni (Paolo e Sara), due dei principali gestori di Grottarossa, ricoprono rispettivamente gli incarichi di consigliere di Amministrazione dell'ente fiera di Rimini il primo, e di assessore del Comune di Riccione la seconda.
    Le porte di Grottarossa sono aperte a molti ma non sicuramente a realtà del Riminese che perseguono il conflitto locale su temi quali: il lavoro nero, la speculazione edilizia, il razzismo dilagante, ecc..
    Questa è l'autoreferenzialità della quale parlavamo, coloro che intendono porsi criticamente verso l'azione dell A.C. comunale non hanno diritto di accesso a quel luogo.
    Grottarossa pur di mantenere in essere l'attuale gestione dello spazio non ha esitato a convertirsi ad un ruolo di mero portatore di acqua del candidato Sindaco per il PD e spiccioli, rinnegando l'intento sul quale era stato creato... essere un luogo ed un collettivo che crea conflitto sociale sui tanti problemi che affliggono il nostro territorio.

    Vittorio Buldrini candidato di FARE COMUNE.

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